Non è un film di corse, quello di Mann, ma un dramma famigliare che dice molto su come il modo di vivere e di intendere le relazioni umane nell’Italia degli anni Cinquanta abbia contributo in maniera cruciale ai successi (e ai fallimenti) della sua casa automobilistica più celebre.
All’80esima Mostra del Cinema di Venezia arriva The Palace: nuovo film di Roman Polanski. Ne abbiamo parlato con una delle protagoniste: Fanny Ardant.
Rimanere coerenti può essere sfinente ed è forse proprio con questa idea in mente che bisogna approcciarsi a Barbie: blockbuster che gira e rigira su se stesso e si contraddice continuamente.
Un capitolo in bilico tra un futurismo smaterializzato e la meccanica primitiva del grande spettacolo hollywoodiano fatto di pistoni e acciaio.
Across The Spider-Verse vibra in un impianto visivo di cui si può godere anche solo sensorialmente, nella vitale contrapposizione tra cartaceo e digitale, tra materico e incorporeo, tra manualità e automatismo.
Asteroid City si fa elaborazione intellettuale dell’horror vacui assunto a cifra poetica, mettendo direttamente in scena l’esperienza del vuoto, della vacuità, in una città cratere che inghiotte i suoi personaggi e li costringe forzatamente a relazionarsi tra loro.
Con The Old Oak, stavolta Ken Loach sembra ammettere l’impossibilità di un’analisi esaustiva, preferendo un approccio più limitato e favolistico.
Marco Bellocchio prosegue con Rapito la sua lunghissima analisi sui temi della separazione e del compromesso.
Negli ultimi trent’anni, Martin Scorsese ha indagato con il suo cinema i meccanismi, le dinamiche, gli accordi e le procedure attraverso le quali il crimine funziona come uno Stato dentro lo Stato: anche Killers of the Flower Moon, in un modo o nell’altro, parla di questo.
Ancora una volta, quindi, il cinema di Kaurismäki trova nella solidarietà e nel mutuo soccorso le uniche vie praticabili per arrivare sani e salvi a domani.