Il Mio Capolavoro mette in scena la miseria umana per interrogarsi sull’arte
Il cinema di Gastón Duprat sembra usare metodicamente delle minuscole storie di miseria umana come pretesto per interrogarsi ogni volta sul significato di opera d'arte.
Il cinema di Gastón Duprat sembra usare metodicamente delle minuscole storie di miseria umana come pretesto per interrogarsi ogni volta sul significato di opera d'arte.
Alita, come tutto il cinema di Cameron, si basa sulla verosimiglianza scientifica e sulla credibilità ingegneristica.
Clint Eastwood sceglie di narrare la storia di un anziano floricoltore in rovina che diventa un corriere della adottando il tono leggero della commedia, cioè quello che in teoria sarebbe il meno adeguato.
La Favorita, il primo film compiutamente hollywoodiano di Yorgos Lanthimos, è finalmente un’opera onesta nei confronti dello spettatore.
Il vero fulcro di Creed II non è la vicenda di Adonis e Rocky, bensì la parabola dei loro due sfidanti: Viktor e Ivan Drago. Sono loro stavolta i perdenti con una grande occasione di riscatto.
Glass, esattamente come il primo film della trilogia che ora conclude, non è un film di supereroi ma un film sui supereroi.
Per la prima volta Zemeckis rende volutamente finti i movimenti dei suoi attori digitali, non cerca il realismo nelle loro azioni ma invece rimarca il fatto che questi pupazzi non siano delle vere persone.
Il nuovo film di Brechner sembra fare quello che già faceva Lav Diaz: prendere un genere proprio del cinema di serie B per piegarlo alla propria visione, ma senza negare a chi guarda le sensazioni che il genere dovrebbe far provare
Vice, come già La Grande Scommessa, è un film di “omissis”, che ci nega alcuni passaggi della narrazione perché impossibili da ricreare se non ricorrendo alla finzione e all’invenzione.
I cinque migliori film del 2018 per Stranger Than Cinema