Zootropolis 2 è un sequel che soddisfa le (altissime) aspettative
Il sequel di Zootropolis è un film sfaccettato, complesso, ma anche esilarante e visivamente appagante.
Il sequel di Zootropolis è un film sfaccettato, complesso, ma anche esilarante e visivamente appagante.
The Running Man sceglie di rimanere fedele alla fonte letteraria e riflette sullo stato del cinema d’azione occidentale, sulla sua difficoltà a rinnovarsi essendo ormai inevitabilmente già scritto, già visto, già girato.
Dalla sua, Anemone, ha una grande fortuna, quella di poter contare per il ruolo di protagonista su quello che è probabilmente l’attore più grande della sua generazione: Daniel Day-Lewis.
Springsteen: Liberami dal nulla è un film decisamente meno adrenalinico e “rock” di quello che ci si potrebbe aspettare, ma decisamente più compassato e crepuscolare.
È un film sorprendente, The Life of Chuck, in cui non c’è una singola scena che non lo sintetizzi tutto, come quella - già cult - dello sfrenato ballo di Tom Hiddleston in giacca e cravatta per le strade di Boston.
Il Frankenstein di Guillermo Del Toro è meno audace rispetto ai migliori film del suo autore, ma è comunque in grado di dirci qualcosa di importante sul presente.
Bugonia, insieme a La Favorita, è l’opera più accessibile e godibile del regista greco.
La Trama Fenicia rinegozi ancora una volta con il pubblico i termini di ciò che si può definire un bel film, o più nello specifico un bel film di Wes Anderson.
Mike Leigh, con questo suo ultimo film, fa la cosa più complicata: ci mette davanti a una protagonista che ci è difficile da capire, che ci appare inizialmente ingiustificabile, respingente, offensiva.
Stavolta Jafar Panahi abbandona la forma metacinematografica che ha contraddistinto il suo cinema negli ultimi anni per mettere in scena un thriller paranoide.
Non in maniera dissimile dal precedente Titane, anche il nuovo film Alpha è innanzitutto un racconto di due corpi sofferenti che si sfiorano e si amano.
Richard Linklater con Nouvelle Vague traccia un inventario poetico di ciò che è stato, culturalmente (soprattutto), ma anche politicamente e socialmente, un movimento spiccatamente giovanile, che si sapeva rivoluzionario.
The Final Reckoning giustifica continuamente con soluzioni narrative diverse il continuo rimando a un mondo – e quindi a un cinema – pre digitale.
Loznitsa trasforma l’inferno totalitario in un singolare teatro dell’assurdo, adattando un romanzo di Gueorgui Demidov.
Abbiamo incontrato a Berlino la regista del film Paternal Leave, Alissa Jung, e i suoi due protagonisti: Luca Marinelli e Juli Grabenhenrich.
La Gazza Ladra va a ritroso nella storia del cinema francese, tornando allo slapstick, agli albori del mezzo.
Il film Amichemai segna il ritorno al cinema di Maurizio Nichetti a distanza di vent’anni dall’ultima volta. E solo adesso capiamo quanto ci è mancato un regista così.
A otto anni di distanza da La mia vita da zucchina, il regista Claude Barras stupisce nuovamente con un film che riflette sulla sua stessa tecnica di realizzazione: la stop-motion.
Arriva nelle sale italiane Le assaggiatrici, il nuovo film di Silvio Soldini tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello nel 2018.
Try, die, repeat. È la condanna del cinema contemporaneo hollywoodiano, specialmente nella sua declinazione fantascientifica, storicamente quella più capace di leggere il presente e immaginare il futuro e che invece oggi fatica nello stare al passo con la realtà, nel creare fantasie che sopravvivano all’attualità e che ci dicano