Old Man & The Gun, la storia “quasi vera” del ladro Redford che ruba recitando
Il nuovo film di David Lowery sceglie di non utilizzare mai davvero l’elemento più forte della sua narrazione, ovvero lo stile di rapina del suo protagonista, gentiluomo che non ha mai usato una pistola perché tanto abile con le parole da convincere gli impiegati di banca a consegnargli i soldi spontaneamente. È in questa idea apparentemente controproducente che si nasconde il vero successo dell’ultimo film di Robert Redford: Lowery sceglie di non mostrare i “segreti” del suo personaggio o le frasi che utilizza per mettere a proprio agio i derubati. E di fatto, guardando Old Man & The Gun, non riusciamo mai effettivamente a capire come sia stato possibile per Forrest Tucker mettere a segno così tanti colpi nel corso degli anni senza mai dover ricorrere all’uso delle armi. Nessuno lo spiega razionalmente, eppure alla fine del film non si potrà che essere convinti che tutto ciò che è stato narrato sia davvero successo (o “quasi”, come recita la didascalia iniziale che cita la storia “quasi del tutto vera” di Butch Cassidy, anno 1969).
Vediamo Tucker comportarsi in una certa maniera e lo ascoltiamo parlare, ma mai durante le famose rapine. Proprio seguendo il protagonista nelle situazioni al di fuori del suo “lavoro” si arriverà a comprendere il motivo per cui nessuno riesca a dire di no a quel tono così gentile senza che il regista lo mostri esplicitamente. La professione del ladro, da sempre narrata sul grande schermo attraverso l’eccitazione e l’adrenalina, diviene nel cinema di Lowery una questione di sorrisi e lentezza. Old Man & The Gun riprende quindi i tratti salienti delle storie sulla terza età e ne veicola il messaggio (non è mai troppo tardi per fare qualcosa) mettendo in scena il piacere di recitare.
Per Forrest Tucker svaligiare una banca vuol dire essere nelle condizioni di rifare, quando necessario, lo stesso gesto, come avviene nel cinema western. Nella ripetizione infinita di David Lowery i movimenti non sono però quelli tipici del “cinema americano per eccellenza”, per usare le parole di Andrè Bazin, cioè sfoderare il revolver e premere sul grilletto, perché basta invece lasciar intendere qualcosa (magari di essere armato) per ottenere lo stesso risultato. E così Old Man & The Gun sceglie di suggerire ciò che altri film metterebbero subito in chiaro, rendendo facile riconoscere il protagonismo di Redford senza che la sceneggiatura (o tantomeno la regia) lo imponga ed esaltando la tranquillità dello stesso attraverso le immagini.
Siccome Old Man & The Gun non è solo un film con Robert Redorfd, ma un’opera che guarda alla sua carriera da attore per celebrarla, Lowery è abilissimo nel far emergere gradualmente i motivi per cui lo charme del suo personaggio sia così irresistibile da poter essere usato come strumento per una rapina, ma anche il metodo di recitazione unico dell’attore che lo interpreta, esaltandolo in una maniera non convenzionale e dialogando con i suoi ruoli passati. Un attore in grado di rendersi riconoscibile ed iconico anche solo per un particolare modo di stare a cavallo o di indossare un cappello. Così nel montaggio delle rocambolesche fughe di Tucker trovano spazio anche i fotogrammi de La Caccia di Arthur Penn (anno 1966, con Redford protagonista).
Alla gentilezza di altri tempi del rapinatore Forrest Tucker si contrappone la frustrazione sempre pacata del detective (Casey Affleck) che dovrebbe dargli la caccia, che a parole dice di essere determinato a catturarlo ma poi sembra non avere una grande voglia di provarci. Ogni personaggio del film sembra condurre la propria vita nella maniera più quieta e meno agitata possibile e persino la relazione fra il criminale protagonista e i suoi due complici (Tom Waits e Danny Glover) non si sviluppa sul campo, come invece avviene in quasi i tutti i film di rapina, ma viene tratteggiata con pochissime scene di dialogo in cui si parla di vicende scollegate alla trama.
L’ormai anziana (ma sempre bellissima) Sissy Spacek de La Rabbia Giovane assumerà alla fine un ruolo decisivo in un’opera che si nutre di un romanticismo che non è quello classico ma uno invece molto maschile. Come avveniva ne L’uomo dai 7 capestri (che aveva anch’esso come protagonista un fuorilegge che usava la parola come strumento di dominazione) di John Houston, in cui l’effettiva entrata in scena di Ava Gardner era sempre rimandata, anche Old Man & The Gun sembra vivere nell’attesa che Jewel assuma un ruolo decisivo nel film e ponga fine alla carriera da criminale del suo amato Forrest Tucker. In Old Man & The Gun si finisce per parteggiare per il criminale perché chi guarda è immediatamente in grado di riconoscere la simulazione e di accettarla, sentendosi libero di lasciarsi sedurre proprio da quel fascino che il protagonista usa per svaligiare le banche.