L’uomo sul treno, la famiglia di Liam Neeson è in pericolo (di nuovo)
Una misteriosa donna nella tua stessa carrozza del treno si avvicina con aria misteriosa dicendoti che ci sono $25,000 in uno zaino nascosto nel bagno del vagone e che hai la possibilità di guadagnarne altri $75,000 posizionando un tracciatore gps nella borsa di un determinato passeggero che dovrai trovare seguendo pochissimi indizi: il suo alias è “Prynne” e scende a Cold Spring. Se sei un pendolare fuori sede, leggendo queste righe starai forse pensando che sono anni che prendi il regionale ogni giorno e non ti è mai successo nulla del genere. La risposta è semplice: tu non sei Liam Neeson (forse, nel caso tu lo fossi: “Ciao Liam, ti si vuole bene e non siamo stati noi a rapire tua figlia”).
Se c’è una cosa davvero sorprendente del cinema di Jaume Collet-Serra è la maniera con la quale riesce a ricostruire situazioni credibili pur lavorando quasi esclusivamente in teatri di posa. Fuggendo dal gusto postmoderno che tende spesso a marcare lo straniamento che nasce dalla contrapposizione di quello che è reale e ciò che non lo è, il regista spagnolo usa sapientemente la computer grafica per creare un “setting” che è sempre verosimile e mai artificioso. I protagonisti delle storie di Collet-Serra solo raramente sono uomini militarmente addestrati come il Bryan Mills di Taken, ma più spesso persone che si trovano coinvolte in questioni più grandi di loro, che possono risolvere solo dimostrando una forza di volontà ferrea e spingendo al limite il proprio corpo. Se in Non-Stop il personaggio di Liam Neeson era un agente federale con problemi famigliari ed in Run All Night un ex killer alcolizzato, il Michael McCauley di The Commuter è un grigio uomo abitudinario che è stato appenza licenziato e non sa come dirlo a sua moglie.
Il contesto sociale e politico nel quale questi action si inseriscono è sempre chiaro e mai ambiguo, così anche in questo caso i dialoghi tra i passeggeri si riferiscono spesso alle difficoltà di andare in pensione nell’America di oggi ed al costo dell’istruzione sempre più elevato (persino un sicario che sarà coinvolto nella storia confesserà di lavorare solo per poter pagare i debiti accumulati). In The Commuter non manca neanche il momento topico che ogni appassionato ormai si aspetta da un film di Collet-Serra/Neeson, nel quale viene generalmente pronunciata una frase ad effetto di quelle che ci si può tatuare sul braccio senza rimorsi. Se lo sfogo del povero protagonista di Non-Stop resta insuperabile (“I’m not a good father! I’m not a good man! But I’m not hijacking this plane”), in The Commuter l’attore irlandese non si risparmia e dedica un fragoroso ed onestissimo “f--k you” alla Goldman Sachs a nome della classe media americana.
Per quanto sia facile fare paragoni con Agatha Christie, The Commuter ignora quasi completamente la coerenza interna della propria sceneggiatura e non riesce quasi mai a giustificare in maniera convincente i propri “colpi di scena” (a differenza dei romanzi della scrittrice inglese, che invece sono famosi per il loro rigore). Qualsiasi altro film con questi presupposti, che fallisce laddove dovrebbe splendere, ovvero nella costruzione dell’intreccio, sarebbe un fiasco totale. Eppure in mano a Jaume Collet-Serra persino The Commuter riesce ad appassionare per la bravura con la quale il regista spagnolo mostra gli ambienti e li descrive allo spettatore, calandolo in un contesto che è credibile anche quando la storia che si svolge al suo interno non lo è per nulla.
Così Collet-Serra si conferma uno dei migliori registi di genere in circolazione proprio grazie alla cura maniacale che pone nei particolari del set (i mozziconi di sigaretta nel bagno del vagone, per esempio) ed alla sua capacità di trarre il meglio dai propri attori, da Liam Neeson come da Blake Lively in Paradise Beach. Se si pensa al recente The Foreigner del suo collega Martin Campbell, nel quale Jackie Chan e Pierce Brosnan regalano due prove fenomenali, ci si rende conto come questi appasionati mestieranti di “b-movie” siano forse i migliori nel valorizzare i propri interpreti. Non sempre sono aiutati da sceneggiature efficaci (e certamente The Commuter è uno di questi casi) ma grazie alla loro professionalità sembrano ogni volta capaci di portare a casa il lavoro nel più dignitoso dei modi.
Al cinema dal 25 gennaio 2018