Il norvegese Joachim Trier sorprende con Thelma
Joachim Trier è un regista norvegese la cui carriera è cominciata con due minuscoli lavori “indie”, Reprise ed Oslo August 31st, ed è proseguita con una (deludente) incursione nel cinema internazionale con Louder than bombs. Adesso decide di mescolare le carte in tavola con un esperimento che ricorda quello di Escalante e del suo La Región Salvaje, cercando di narrare storie fantasy e sovrannaturali con il classico stile realista con cui si narrano invece i “kammerspiel” famigliari, con quel tono sommesso e quei ritmi dilatati.
A margine delle naturali differenze tra i due lungometraggi, uno che affonda le proprie radici nel Possession di Zulawski ed uno che rimanda al De Palma di Carrie, ad accomunarli c'è la vicenda omosessuale che coinvolge i personaggi di entrambi e l'accusa ad una società che opprime e giudica con disprezzo quello che c'è fuori dalle sbarre delle sue regole (quella messicana nel primo, quella norvegese nel secondo). Ma se l’elemento sci-fi in Escalante era comunque secondario a quello “realista” ed al tema della emancipazione sessuale delle donne, in questo Thelma la componente fantascientifica prende il sopravvento nella seconda metà, trasformando quello che sembrava un dramma da camera in una sorta di “origin story” supereroistica.
Senza mai cambiare davvero il proprio tono neanche nelle scene più esagerate, Trier abbandona persino gli sperimentalismi nel montaggio che avevano segnato i suoi esordi indipendenti e sceglie di narrare questa storia nella maniera più posata possibile. Al di là di qualche evitabile passaggio che affatica la visione ed un paio di scivoloni, specialmente nelle sequenze oniriche davvero poco originali, questo Thelma riesce dove La Región Salvaje falliva proprio per una componente fantasy che non è più cornice art-house ad una concezione comunque propria di certo cinema autoriale, che mira a dimostrare le tesi del regista sui temi sociali proposti, ma finalmente scheletro di un cinema che appassiona anche per la storia che narra e non solo per le idee che vuole veicolare.