Venezia 78 | Competencia Oficial trova la possibilità di ridere di un suono o di un oggetto di scena
Competencia Oficial, nuovo film della coppia composta da Mariano Cohn e Gastón Duprat, è una commedia di grande sofisticazione cinematografica - l’ennesima firmata da loro - in cui due divi agli antipodi e una regista molto esigente, star del cinema d’autore, sono ingaggiati per realizzare un lungometraggio da un potente industriale della farmacia che si improvvisa produttore perché vuole essere associato ad una grande opera cinematografica e non solo al suo impero economico. Assistiamo alla preparazione di questo lungometraggio mentre gli ego dei tre protagonisti confliggono: uno studio umano eccezionale tramite l’enfatizzazione dei dettagli e il lavoro minuzioso sugli oggetti, in grado da soli, con il loro posizionamento sulla scena, di suscitare la risata, senza il bisogno di una reale interazione con i personaggi.
Come sempre nel cinema dei due registi argentini, il demenziale e il paradossale non vengono cercati ostentatamente, ma evocati spontaneamente attraverso la messa in scena. In ogni sequenza, i due sono in grado di trovare quell’unico dettaglio che, ingrandito ed esaltato, può svelare il ridicolo umano e scatenare l’ilarità. È una capacità sorprendente grazie alla quale anche solo il lieve scricchiolio di una gru, con il giusto tempismo e il giusto sound design, può far morire dal ridere. È il cinema ai massimi livelli: l’uso completo di tutto gli strumenti a propria disposizione in modo che un piccolo cambio nelle dosi rispetto al solito sconvolga tutto e indirizzi una scena verso un risultato completamente nuovo.
Ovviamente anche in questo caso il tema che spinge in avanti la narrazione è quello della produzione intellettuale e culturale, l’ambito le cui contraddizioni esaltano la coppia (L’artista, Il mio capolavoro e Il cittadino illustre avevano tutti a che fare con il tema della creazione artistica), perché è il contesto in cui la finzione (o la falsità) domina e la stupidità umana emerge in maniera eclatante. Stavolta però Cohn e Duprat hanno finalmente un cast di rilievo internazionale su cui fare affidamento. Oscar Martinez riprende il suo classico personaggio, quello di intellettuale severo che utilizza la cultura per nascondere la propria meschinità, mentre Antonio Banderas, in una versione spagnola di Stanis La Rochelle, esaspera l’immagine che gli spettatori hanno di lui in un gioco autoironico con il pubblico. A calamitare tutte le attenzioni è però Penélope Cruz, libera dall’immagine almodóvariana, quella di madre accogliente e corpo mediterraneo, per farsi donna rigorosa e pretenziosa, dotata di una femminilità che generalmente lo spettatore non associa a lei, molto cool e alla moda, non classica ma ipermoderna.
I festival cinematografici sono il terreno privilegiato per puntare su racconti che hanno a che fare con il cinema stesso, ma i due cineasti argentini sono abbastanza intelligenti da utilizzare l’autoreferenzialità per inventare momenti in grado di strappare il sorriso anche ai non addetti ai lavori. Forse manca la capacità dei precedenti film di far emergere la mediocrità umana in mille modi diversi, cambiando continuamente l’oggetto del proprio scherno e ridendo di tutto e di tutti. Qui la presa in giro è unidirezionale, ogni tanto ridondante, eppure l’universalità del film emerge ad ogni risata, grazie al lavoro sull’umorismo fatto dai due cineasti. Competencia Oficial si affranca dalla specificità del proprio contesto e trova la possibilità di far ridere in un suono o in un oggetto di scena.